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Cambio rotta per Curiosity, il predatore dell’acqua perduta

Cambio rotta per Curiosity, il predatore dell’acqua perduta Sono ormai quasi sette anni che il rover Curiosity della Nasa scorrazza per le aride lande marziane. A maggio 2016 il grande robot semovente ha attraversato il Naukluft Plateau, uno dei terreni più impervi mai affrontati, una cavalcata rappresentata - ovviamente a un passo accelerato - in questa animazione, realizzata dall’artista visivo irlandese Seán Doran sulla base delle foto scattate dallo stesso Curiosity e sui modelli di terreno realizzati grazie alla sonda Mro - Mars Reconnaissance Orbiter - della Nasa e Mars Express dell’Esa.

Avere dei satelliti in appoggio è importante per le missioni sulla superficie, sia come ponte radio che per sorvegliare la tutto sommato affollata ribalta marziana. Ma il compito principale di orbiter come Mro, in attività dal 2006, è quello di mappare il più accuratamente possibile la superficie marziana, per indicare alle missioni i migliori luoghi d’atterraggio nonché i siti più promettenti dove compiere osservazioni, in particolare per la ricerca di tracce di vita passata.

Dopo aver trascorso la gran parte dell’anno esplorando il Vera Rubin Ridge, seguendo le indicazioni ricevute dall’alto il rover Curiosity si è ora spostato in una nuova parte del Mount Sharp, questa altura oggi sabbiosa e desertica che tre miliardi e mezzo di anni fa doveva offrire un panorama ben diverso, pieno di laghi, fiumi e falde acquifere.

La linea bianca rappresenta il percorso che i tecnici Nasa vogliono far compiere a Curiosity nei prossimi mesi. Il rover si trova ora all’entrata di una valle denominata “Clay unit”, un blocco dove i satelliti hanno individuato minerali argillosi, interessanti perché devono essersi prodotti in presenza di acqua.

Sul campo si cercheranno indizi di questa acqua passata, per esempio confrontando gli strati argillosi con quelli contenenti solfati, rinvenuti nel dirupo soprastante, che indicano un processo di disseccamento o di acidificazione.

Questo confronto potrà darci un migliore visione di come sia cambiato il clima marziano nel tempo, mentre altri indizi verranno dall’analisi del letto di un antico impetuoso fiume, un canale naturale dove sono stati individuati grandi massi e altri detriti probabilmente trascinati dal fiume stesso.

Geologicamente successivo ai depositi di argilla e solfati, rappresenta un capitolo totalmente diverso nella storia dell’acqua a Mount Sharp e può aiutarci a comprendere fino a quando Marte abbia avuto un ambiente favorevole alla vita, se mai la vita si sia sviluppata qui.

Servizio di Stefano Parisini, Media Inaf
Crediti video: Nasa/JPL-Caltech/Esa/Seán Doran/U.Arizona/Jhuapl/Msss/Usgs AsC

Musica: “Adagio in sol minore”, Remo Giazotto, arr. David Hernando Vitores
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